Un esperimento di pensiero che può aiutarvi a vedere voi stessi, la leadership e la diversità nella vostra organizzazione con occhi diversi…

“Il paesaggio della mia vita è composto da materiali diversi, un miscuglio come quello che si trova nelle zone montuose. Rivedo il mio carattere, sono anch’io un miscuglio, composto in parti uguali da istinto e formazione. Qua e là si ergono le cime di granito dell’Inevitabile, ma ovunque si vede la spazzatura che le valanghe del Caso hanno lasciato dietro di sé. A volte ho seguito una vena d’oro o il corso di un fiume sotterraneo. Sto cercando di ripercorrere la mia vita lì, di trovare un piano. …”  

Siete nel mezzo della storia della vostra vita e vi chiedete dove possa andare… 

La citazione sopra riportata è abbreviata dal brillante romanzo (di fantasia) di Marguerite Yourcenar “Memorie di Adriano”. Il romanzo è scritto come una lunga lettera autobiografica dell’imperatore romano morente al suo protetto diciassettenne Marco Aurelio (imperatore dal 161 al 180 d.C.). 

La citazione può far lavorare l’immaginazione. Si tratta di un esercizio di sincerità di Adriano, o almeno della prova più equa possibile. Una ricerca del significato della sua vita e del significato che la sua vita avrebbe potuto avere per gli altri – amici, collaboratori, membri del Senato, cittadini del suo impero. Fino alla consapevolezza che alcune parti del paesaggio erano vaghe, fuorvianti e confuse (come a volte possono essere i ricordi). 

Eppure, può essere un buon esercizio, magari da fare con altri: il vostro team di gestione, i vostri dipendenti, gli amici.

Perché cosa vedono gli altri quando ci guardano? La nostra immagine speculare. E un passo avanti: quello che vogliamo che vedano. A volte abbiamo difficoltà a essere onesti con noi stessi, a mostrare la nostra “anima” o la nostra vulnerabilità. L’antica lotta tra identità e immagine. Il paesaggio interiore della nostra vita – creato dalle nostre esperienze – può aiutarci. Le esperienze creano una base per la conoscenza, compresa l’autoconoscenza e la riflessione. 

Vedersi con occhi diversi: un esercizio

Chiudete gli occhi e immaginate di guardare dietro di voi. Che aspetto ha il vostro paesaggio? Esaminatelo, descrivetelo. Dove è iniziato il vostro viaggio e come è apparso lungo il percorso? Avete scelto il percorso più facile? L’avete attraversato di corsa e avete visto solo il ciglio della strada o vi siete persi nei dettagli e avete seguito tutte le indicazioni? Quante strade secondarie avete imboccato o meno, era un’autostrada o avete camminato, scalato, faticato e ogni tanto vi siete goduti un bel panorama? Era montuoso come il paesaggio di Adriano, c’erano deserti, avete dovuto guadare fiumi o attraversare oceani? 

Il bello è che il vostro paesaggio, il paesaggio di chiunque, così come è stato descritto, è sempre speciale, vi ha reso forti e forse vi ha anche segnato (le rughe sul vostro viso hanno allora assunto un significato). Raccontate il paesaggio ai vostri compagni di squadra e ascoltate le loro storie di paesaggio. Guardatevi l’un l’altro (e la diversità condivisa) con occhi diversi. 

E ora fate un passo avanti, verso il futuro.

Chiudete gli occhi e guardate il paesaggio davanti a voi. Somiglia al paesaggio dietro di voi? Come continuerete a viverlo? Avete delle aspettative, uno scopo, un piano per arrivare da qualche parte? Proseguite a casaccio perché pensate che il vostro viaggio sia più importante della vostra destinazione? Volete percorrere un tratto di strada INSIEME? Sottoponete l’idea al vostro team o ai vostri collaboratori. Chiedete loro quali sono le aspettative immaginate. Che aspetto avrebbe il viaggio condiviso?…

 

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